1° Quanto ci è costata la disfatta della Clinton- 2° Riuscirà Trump a sedersi sulla poltrona dello studio ovale?- 3° I futuri uomini del presidente- 4° Ombre e strategie- 5° Una primavera colorata anche in USA? -6° Trump o Campi FEMA?
1° QUANTO CI E’ COSTATA LA DISFATTA DALLA CLINTON
Nei giorni scorsi abbiamo lodato la scelta di milioni di elettori americani; proprio quegli americani che sono ridotti allo stremo da politiche globaliste che hanno messo in ginocchio le fasce più deboli della popolazione americana e indebolendo considerevolmente la classe media americana. Festeggiare le facce avvilite di Renzi, Junker, Hollande e tutta la macchina del fango che per mesi hanno imbrattato la figura del tycoon dipingendolo come rozzo, razzista, omofobo, sessista ecc è una soddisfazione impareggiabile, anche perchè i televisionari di tutto il mondo cominciano a chiedersi che lavoro svolgano i contapalle a pagamento di TV e giornali. La vittoria di Trump sembra aver shockato anche Mario Monti, ospite di Omnibus su La7 che paventa imminenti crisi per l’Europa e per la globalizzazione (…) (1)
Anche se la disfatta della Clinton a noi è costata fior di milioni. È almeno dal 2008, ai tempi del centrosinistra di Romano Prodi a Palazzo Chigi, che il ministero dell’Ambiente allora guidato dal verde Alfonso Pecoraro Scanio contribuisce a progetti della Bill, Hillary & Chelsea Clinton Foundation, nata nel 2001 e da quanto emerge dai migliaia di leaks, una vera e propria associazione a delinquere di stampo mafioso. Nella lista dei donors, insieme all’Italia, figurano altri Stati contribuenti, dalla Germania al Canada e all’Australia, insieme a gruppi privati come Fca e Monte dei Paschi, in passato anche Enel, Autogrill e Pirelli.(2) Cosa farà ora l’umiliata Hillary? Potrebbe restare in politica. Lo scorso settembre, in un’intervista, dichiarò che se Trump avesse vinto “cercherò di impedirgli la distruzione dell’America”. Parole che lasciano intendere che potrebbe anche non ritirarsi, come forse al contrario dovrebbe fare. Eppure, ora, complice lo choc per la sconfitta, l’ipotesi del ritiro non può essere esclusa.(3) Hillary potrebbe così dedicarsi a tempo pieno alla Clinton Foundation, occupandosi dei diritti delle donne di (aborto al nono mese di gravidanza) e il fenomeno dei cambiamenti climatici (la costosissima bufala del surriscaldamento globale).
2° RIUSCIRA TRUMP A SEDERSI SULLA POLTRONA DELLO STUDIO OVALE?
Se c’è una grande sconfitta di queste elezioni americane questa è proprio l’informazione mainstream, che fino a poche ore dall’elezione di Trump insisteva sulla sicura vittoria della sanguinaria Hillary. Una candidata che meriterebbe di essere posta sotto processo per i suoi trascorsi criminali e che in un paese veramente democratico non avrebbe potuto correre per la Casa Bianca. Invece i soliti giustizialisti, come Marco Travaglio o i giornalisti di Repubblica l’appoggiano apertamente, mentre spesso chiedono a gran voce le manette per personaggi di casa nostra molto meno corrotti rispetto all’ex first lady. Pazienza, pare che delle idee “progressiste” della Clinton che prevedevano il “partial birth abortion“, cioè l’aborto al nono mese di gravidanza, che prevede la rottura il cranio, o della colonna vertebrale effettuata dal “chirurgo” mentre il neonato lascia il grembo materno, non dovremo più parlare. Con la disfatta della Clinton non dovremmo più sentir parlare neppure di guerra fredda (o nucleare) contro la Russia, dato l’auspicio di Donald di voler ricucire i rapporti con Putin. Ma adesso non è più il tempo di esultare, ma di esaminare questa elezione con più distacco e meno enfasi. Cominciamo col dire che dovrà ancora passare un mese prima che Trump venga eletto ufficialmente dai 290 grandi elettori degli Stati che ha conquistato. Il Collegio elettorale, composto dai grandi elettori, il prossimo 19 dicembre si riunirà per scegliere presidente e vicepresidente. Ma dato che le liste dei candidati a grande elettore sono espressione dei partiti, l’esito del voto diventa chiaro già nel giorno dell’Election day. E’ raro che avvenga, ma i grandi elettori sono ancora in tempo per disconoscere il voto popolare e decidere di votare per il candidato opposto o astenersi alla votazione del presidente. Ci sono dei precedenti storici: In 22 casi, 179 elettori non hanno dato il loro voto per il presidente o il vicepresidente come prescritto dal legislatore dello stato che rappresentavano. Di questi, 71 elettori hanno cambiato la loro preferenza, perché il candidato alla quale erano stati impegnati i voti morì prima del voto elettorale (1872, 1912). L’elezione del 1836 è stata l’unica occasione in cui gli elettori chiamati “faithless” hanno collettivamente alterato l’esito del voto collegio elettorale facendo ottenere al candidato democratico Richard Mentor Johnson, solo 170 dei 270 voti elettorali che per tale ragione non venne più eletto. (4)
Per ora si registrano già due pentiti nel caso di Trump: si tratta di Chris Suprun e Baoky Vu che hanno fatto sapere di voler votare per Hillary il prossimo 19 dicembre. Riusciranno i nostri a comprare almeno 20 grandi elettori e scongiurare il pericolo di vedere il riporto più famoso del mondo seduto sulla poltrona dello studio ovale? Per saperlo dovremo aspettare fino al 20 gennaio, il giorno dell’investitura del nuovo presidente e del cambio della guardia con Barack Obama. Quante cose potrebbero ancora succedere prima dell’arrivo di questo fatidico 2017?
Già nell’estate del 2016 si rincorreva la voce secondo la figura di Donald Trump avrebbe potuto essere strumentale per la dichiarazione di uno stato d’emergenza.
3° I FUTURI UOMINI DEL PRESIDENTE
Già dall’inizio dell’anno emergono le ambiguità del tycoon “Votate per me e vi dirò chi sono i responsabili del 9/11”. Siamo tutti orecchie. L’ammissione di una verità di questo genere da parte di un presidente degli Stati Uniti sarebbe qualcosa di più unico che raro. Ma forse si tratta di chiacchiere elettorali dati i suoi rapporti con lo Stato di Israele che si è felicitata per la sua vittoria di modo da tornare a far pressioni sull’Iran e rimettere le sanzioni che il governo di Obama aveva rimosso scatenando le ire di Israele. Ma secondo tanti osservatori quello di Israele sarebbe solo un entusiasmo di facciata: se Trump mantenesse infatti la sua promessa di schierarsi con Putin e Assad, per lo Stato Ebraico ci sarebbe il concreto rischio di vedere sfumare i progetti del Piano Kivunim.
Ma se Trump ci svelasse le menti che hanno progettato l’11 Settembre -come aveva promesso nella sua campagna elettorale- non correrebbe il rischio di una guerra in famiglia? Sua figlia Ivanka è sposata con l’ebreo Jared Kushner che ha già dato al neo-presidente il primo nipotino israelita. Forse solo promesse elettorali irrealizzabili, come il divieto di ingresso ai musulmani. Un proposito sparito dal suo sito subito dopo le prime ore dopo la sua elezione… (5) Ovviamente non vogliamo fare inutili pronostici dato che nessuno di noi può sapere con certezza ciò che avverrà prossimamente e dal momento che non conosciamo ancora i personaggi di cui si circonderà il neopresidente per governare il paese. Ma pare che sia certa la nomina di Steve Mnuchin un ex della Goldman Sachs, finanziario della sua campagna elettorale. L’uomo a cui Trump potrebbe affidare l’economia ha finanziato per anni le campagne elettorali dei democratici, compresa quella della stessa Hillary Clinton a senatrice nello Stato di New York. La Goldman Sachs figura tra l’altro fra gli istituti che avevano corrisposto la bellezza di 675 mila dollari all’ex Segretario di Stato per tre interventi in altrettante occasioni. E ora un’ex figura di piano proprio di quella banca potrebbe diventare una colonna della nuova amministrazione Trump. (6) E a chi è sfuggito Mike Pence? Il neo vice presidente? Pence è uno di quelli che ha votato sì per l’autorizzazione della forza mlitare in Irak. Nell’aprile del 2003 ha votato SI per una spesa di 78 milioni di dollari per la guerra in Irak e Afghanistan. E ancora Pence nel luglio del 2005 ha espresso la sua adesione al CAFCA (un accordo che riduce la sovranità per arrivare al Nuovo Ordine Mondiale). Contrariamente a quanto professa pubblicamente Trump, il suo vice oltre ad essere un grande amico di Israele è anche a favore dell’immigrazione. (7) Ma non solo: nel parterre che starebbe schierando il tycoon si fa anche il nome di Newt Gingrich, membro del CFR (lobby che promuove il governo globale). Mentre il procuratore generale dovrebbe essere Rudolph Giuliani, massone 33° grado e grande sostenitore di Israele, nonché complice dell’11 settembre quando era sindaco di New York. Insomma non un parterre di controrivoluzionari, ma i soliti “evergreen” (per usare un eufemismo…) della politica USA. Va detto comunque che se Trump riuscisse a portare a termine (anche solo parte) il programma che aveva esposto durante la sua campagna elettorale i riflessi della sua politica potrebbero riverberarsi anche sulle politiche dei paesi della UE con un impatto decisivo sulle prossime elezioni e accelerando il processo di dissoluzione della moneta unica e delle istituzioni di Bruxelles. Non è certo un caso se, tra i consiglieri del futuro presidente americano, figuri il britannico anti-europeista Nigel Farage capo dell’UKIP e grande protagonista della famosa Brexit. Come potrebbero arrestarsi l’espansione della NATO. Ma non solo: non sorprendetevi se papa Francesco improvvisamente smettesse di fare le sue solite ossessive pressioni su fedeli e consacrati per favorire l’accoglienza di tutto il continente africano in Europa…
4° OMBRE E STRATEGIE
Nella storia degli Stati Uniti sono stati assassinati quattro presidenti, ma soltanto uno negli ultimi 100 anni (proprio Jfk). Inoltre, sono stati sventati 20 complotti per uccidere gli inquilini della Casa Bianca. Dietro la vittoria di Trump si celano ancora troppe ombre che non è possibile discernere completamente, anche perchè come dicono molti il tycoon è parte di quello stesso establishment contro la quale dice di volersi opporre. Ovviamente ciò non significa necessariamente che egli sia in malafede. Basti pensare a John F. Kennedy, non certo un piccolo fiammiferaio venuto dal nulla. Appartenente ad una della famiglie più ricche e influenti del mondo, Kennedy per la sua ascesa si servì dell’èlite, di uomini corrotti e della mafia, ma quando si trovò dinanzi al dilemma di fare gli interessi delle banche piuttosto che quelli della Nazione vinse il suo spirito patriottico, contrastando gli interessi di coloro che detenevano il controllo dell’emissione della moneta. Sappiamo quale sorte fu riservata a JFK…
Quindi fino a quando non vedremo Trump all’opera sono poco rilevanti le foto risalenti a più di dieci anni fa che lo ritraggono sorridente a fianco dei coniugi Clinton.
(Nella foto in basso la celebre immagine divenuta virale in rete in cui si “profetizzava” l’ascesa di Trump in un episodio dei Simpson)
Non si può negare comunque la possibilità che dietro la vittoria del nuovo presidente si celi l’abile mano dell’èlite. Anche questa è un’ipotesi che non possiamo ancora scartare. Infatti, con una Hillary inguaiata fino al collo, e con gravi problemi di salute, (come si evince dalla pubblicazione delle cartelle cliniche), e quindi non in grado di potere sostenere un impegno come quello della presidenza degli USA, l’unica alternativa sarebbe stata quella di optare per una vittoria di Trump di modo da mandare in scena un mega false flag strumentale alla dichiarazione del famoso stato d’emergenza che potrebbe consentire al presidente uscente un terzo mandato senza essere votato con l’applicazione della legge marziale. E se i poteri forti avessero permesso la candidatura di un personaggio come Trump da rendere ridicolo, da dipingere come pericoloso sessista, fascista e razzista che deve essere fermato a tutti i costi di modo da dover rimediare con qualsiasi mezzo per “amore del paese”? Anche a costo di una legge marziale? Non sembra più un’ipotesi così astrusa e inverosimile come poteva suonare fino a pochi mesi fa. Del resto è già dalla scorsa primavera che assistiamo a risse, violente manifestazioni durante i comizi di Trump con addirittura una sparatoria il giorno dell’elezione in uno dei seggi della California causando due morti e quattro feriti. (8)
VIDEO- Un ragazzo bianco viene pestato da un branco di giovani neri per aver votato Trump. Video scartato da tutti i media mainstream
5° UNA PRIMAVERA COLORATA ANCHE IN USA?
Fatto sta che l’ipotesi di un mega attentato contro The Donald non è più materia dei blog cospirazionisti. Monisha Rajesh, giornalista presso il britannico Guardian, in un tweet invoca un “assassinio presidenziale”: “It’s about time for a presidential assassination” (è giunto il momento per un assassinio presidenziale). Ma non solo: una lettera aperta di 50 esperti di alto livello della sicurezza nazionale, pubblicata dal New York Times parla del pericolo di un possibile attentato. La missiva mette nero su bianco che “Trump sarebbe un presidente pericoloso, che metterebbe a rischio la sicurezza e il benessere nazionale del nostro paese”. La lettera, è firmata da uomini di apparato di spicco: ex direttori dell’intelligence, come John Negroponte. Michael Hayden,ex capo della Cia, non esclude una rivolta dei militari se Trump dovesse dare “ordini illegali” sul terrorismo o altre operazioni. Anche Tom Ridge e Michael Chertoff ex segretari dell’Interno si uniscono al coro. (9) Chertoff, figlio di un rabbino e di una pioniera del Mossad, era Il procuratore che dirigeva la divisione penale all’epoca del 11 settembre, A lui si deve il rilascio e il rimpatrio in terra di Israele di quelle cinque spie del Mossad danzanti sul tetto di uno dei grattacieli di New York adiacenti al Word Trade Center che furono posti sotto stato di fermo per il loro presunto coinvolgimento nella strage. Pochi mesi dopo, il presidente Bush jr. avrebbe nominato Chertoff capo del Dipartimento Sicurezza Interna! Insomma i personaggi che parlano di attentato ai danni di Trump sono persone che di attentati se ne intendono…
Come possiamo ignorare poi le manifestazioni che si stanno svolgendo da un lato all’altro degli Stati Uniti contro il risultato elettorale che ha portato Trump alla presidenza? Si tratta proprio di quei “democratici” progressisti che si indignarono quando Trump durante la campagna elettorale affermò che non avrebbe accettato un risultato diverso da una vittoria perchè le elezioni sarebbero state rigged (truccate) in favore della Clinton.
Come non riconoscere analogie tra quello che sta avvenendo in America con le manifestazioni (finanziate e armate da USA e NATO) che precedettero il colpo di stato in Ucraina, finanziato e sostenuto dai neocon americani e mandato in scena proprio durante le olimpiadi di Sochi (2014) di modo da impedire a Putin di reagire con la forza.
In USA, i civili “democratici” hanno distrutto auto, appiccato incendi, lanciato bastoni incendiari contro le forze di polizia, bloccato strade, defecato e urinato su immagini del volgarissimo Trump. Cortei composti per lo più da giovani “idealisti” universitari che sembrano ignorare il perchè gli USA debbano spendere bilioni (migliaia di miliardi) di dollari per fare guerre in tutto il mondo, rovesciare governi non graditi in vari continenti e mantenere un colossale apparato militare con oltre 900 basi militari in tutto il mondo, Secondo i dati dell’Escwa (la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Asia) le Primavere arabe scatenate dagli USA sono costate ai loro cittadini ben 614 miliardi dollari! (10) Ma si sa, la “finezza” di un presidente come Obama o la Clinton è preferibile per questi indottrinati bambocci.
6° TRUMP O CAMPI FEMA?
(nella foto in alto: Il camion marchiato con squadra e compasso trasporta bare di plastica nel campo FEMA presente in Wiscounsin. VIDEO)
Mentre continuano le proteste contro il nuovo presidente Usa, islamici e Fratelli Musulmani chiedono una Primavera araba anche nella più grande “democrazia” del mondo. Che una parte di queste manifestazioni sia spontanea, nessuno lo vuole mettere in discussione. Ma se si analizzano a fondo questi moti di protesta contro il neo-presidente c’è anche dell’altro che merita di essere raccontato: ossia che un’altra fetta di queste proteste è de facto fomentata e finanziata ad arte da alcune associazioni molto potenti e influenti che fanno parte degli ambienti “radical” e progressisti americani. Ovviamente non potevano mancare i soldi dell’Open Society dell’onnipresente ebreo di origine ungherese George Soros. Facendo una banale ricerca su Craigslist, database molto popolare negli Stati Uniti che ospita annunci dedicati al lavoro, eventi, acquisti, incontri e quant’altro, si possono facilmente scovare delle curiose comunicazioni come questa: “Siamo a Seattle, nello Stato di Washington, una delle città teatro delle manifestazioni anti-Trump”. L’annuncio è stato pubblicato nelle stesse ore – guarda caso – in cui tali dimostrazioni si sono succedute. “Combatti l’Agenda Trump!” – recita l’annuncio – Assumiamo attivisti a tempo pieno. Washington Can! (11)
I compensi per i sognatori di un’America libera dal tycoon vanno dai 15 ai 18 dollari l’ora, (12) un big deal se consideriamo che gli studenti per mantenersi gli studi guadagnano la metà per fare caffè da Starbucks.
Questo accade mentre continuano ad arrivarci notizie sulle sparizioni di cittadini senza fissa dimora prelevati da operatori dei FEMA camps. Un insider dice che il rapimento degli homeless è la prima tappa per attivare gli 800 campi di internamento FEMA in tutto il paese in prigioni pienamente operative. (13)
Verso i campi in questione -per ora vuoti, ma costantemente sorvegliati da telecamere di sicurezza e dalla presenza perpetua di militari che impediscono le riprese esterne dei reporter- si tornati a parlarne di recente in merito alla massiccia quantità (centinaia di migliaia) di bare di plastica trasportate nei campi. E chissà se queste bare non siano state acquistate anche per questi ingenui idealisti libertari che con il loro atteggiamento potrebbero aiutare l’èlite a proclamare la tanto agognata legge marziale che precederà la Repubblica Universale. Forse l’Apocalisse è stata solo rimandata di alcuni mesi. Ad ogni modo avremo modo di constatare tutto in questo fatidico 2017, ormai alle porte.
-Floriana Castro Agnello- antimassoneria.altervista.org Copyright © 2016
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